30 Mag ANALISI DEL RISULTATO ELETTORALE
La sconfitta del centrodestra a Genova nelle amministrative 2025 ha portato inevitabilmente al centro della scena Pietro Piciocchi, candidato sindaco. La sua figura è oggi oggetto di analisi e dibattito: è stato un candidato debole o un agnello sacrificale di una coalizione ormai spaccata?
🟠 Il profilo di Pietro Piciocchi
Piciocchi è stato assessore al Bilancio e vicesindaco nella giunta Bucci. È considerato un tecnico competente, stimato per la sua serietà e concretezza. Tuttavia:
- Non ha mai avuto un forte carisma personale. Per chi non lo conoscesse davvero
- Era poco conosciuto al grande pubblico, soprattutto al di fuori dei settori più tecnici o istituzionali.
- Non era una scelta “popolare” né trainante come invece lo era stato Bucci nel 2017 e 2022.
🔵 Il centrodestra spaccato
Nel momento della candidatura, il centrodestra ligure era già lacerato da:
- Divisioni tra Lega, Fratelli d’Italia e forze civiche legate a Bucci.
- La nascita di liste civiche autonome come Progetto al Centro.
- Disaffezione interna di alcuni alleati, che non hanno fatto campagna con convinzione per Piciocchi.
In questo contesto, Piciocchi è sembrato più una figura “di continuità amministrativa”, utile per tenere compatte le istituzioni, che non un vero leader politico.
🟥 Agnello sacrificale? Sì, in parte.
Piciocchi ha pagato per:
- Le scelte impopolari della giunta Bucci (corsi pubblici, cantieri, tensioni con i cittadini).
- L’usura di un decennio di centrodestra al governo della città.
- Le divisioni interne al centrodestra, che lo hanno lasciato senza una vera squadra unita alle spalle.
🟢 Responsabilità condivise
Nonostante ciò, non si può dire che Piciocchi sia stato solo “sacrificato”:
- Non è riuscito a smarcarsi né a costruire un profilo autonomo durante la campagna.
- La sua comunicazione elettorale è stata piatta e tecnocratica, non in grado di contrastare la mobilitazione del centrosinistra.
👉 Conclusione
Sì, Pietro Piciocchi è stato in parte un agnello sacrificale, ma anche un candidato scelto per garantire continuità e non per vincere. La vera colpa sta nella rottura interna del centrodestra, incapace di trovare un nome forte, condiviso e realmente competitivo. In questo vuoto, Piciocchi è finito per essere più un simbolo della fine di un ciclo che l’inizio di uno nuovo.
E.M.